Uno spaccato in cui nessun altro fotografo, neanche palermitano, si era mai avventurato così apertamente. I lavori prodotti sono conservati, anche se ne ha già fatto una selezione che ci ha proposto una sera. Chissà, forse costituiranno elementi per una prossima mostra fotografica su Palermo a Valencia.
Luisa è quella che decide su due piedi di partire per visitare un posto.
Prendendo il bus, il treno o la nave, per andare magari a Sciacca, a Napoli, Marsala, o a Vulcano o chissà dove ancora.
Le è sempre bastato poco per attaccare bottone e raccogliere confidenze che le sarebbero tornate utili per rendere gradevole i vari soggiorni.
Del resto la sua facilità a socializzare è collaudata. A Piazza Marina, Luisa è nota a tutti, alla Vucciria è pressochè di casa, come pure a Ballarò, alla Kalsa e nei vari quartieri storici di Palermo.
Da Ignazio va per la frutta e verdura, la Taverna Azzurra è una sua meta fissa per la classica “biretta”. Poi, girando per la città, conosce artigiani, negozi e negozietti per le tante occorrenze da risolvere.
In ogni caso, si muove nei luoghi come una di quelle macchine attrezzate di Google che mappano il territorio.
Conosce ogni peculiarità palermitana, la cioccolateria più buona, il droghiere con i prodotti biologici più raffinati, il macellaio con la carne e le salsicce più saporite, il pescivendolo più attendibile e di fiducia.
Qualche giorno fa, Luisa ha insistito con noi affinchè andassimo a mangiare una pizza. Nonostante dovessimo essere in molte più persone, restammo i soliti quattro, lei, io, Salvo e Greg.
Non ci eravamo ancora rivisti dal suo ultimo rientro da Madrid.
Dopo i convenevoli del ragazzi come va, del cosa avete fatto in questo tempo, Luisa esordì dicendo che quella sera lei avrebbe parlato del futuro. Nessuno vi fece caso e il discorso deviò su altro, si sfiorarono temi politici, si parlò ovviamente anche di fotografia.
Poi si creò una breve pausa e io ritornai a chiedere che cosa intendeva con “parlare di futuro”. La risposta spiazzò tutti.
“Ragazzi, questa città non m’intriga più, qui a Palermo non trovo più le motivazioni di una volta; ho quindi deciso di ritornarmene in Spagna”.
Restammo per un attimo tutti ammutoliti, i suoi occhi luccicavano mentre pronunciava quelle parole. Tradivano la tristezza per la consapevolezza di lasciare così tanti amici con i quali aveva condiviso tanti bei momenti. La serata trascorse comunque in modo piacevole, parlammo di nuovi progetti, della mostra che aveva già in mente e che avrebbe realizzato a Valencia. Ma per tutto il tempo quella uscita ci restò scolpita nella mente. Anche se si trattava di un nuovo e legittimo progetto di vita, anche artistica.
Non si delinearono però i termini per un vero abbandono, ma solo di un distacco, per la sua destinazione diversa. In quel momento restavamo tutti e quattro convinti che avremmo comunque mantenuto integri i legami che si erano naturalmente creati, consolidati da un’intesa improntata alla assoluta esternazione d’opinioni libere che, alla fine, ci accomunavano sempre; ricomponendo anche contrapposizioni costruttive, che erano poi dei semplici e sinceri animati confronti, di modi di pensare diversi.